antica cittadella
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CASTEL VOLTURNO - Dagli ultimi dati Arpac sulla qualità del mare casertano, quelli che hanno indotto due settimane fa il sindaco di Castel Volturno a emanare l'ordinanza di divieto di balneazione per cinque chilometri lineari di costa, tutte in prossimità delle foci dei canali d'acqua superficiali, l'unica che non era stata interessata era quella del lago Patria. Qui il sito dell'agenzia regionale per l'ambiente indica "balneabilità eccellente".

Eppure non è bastato questo agli ignoti che con l'utilizzo di escavatori e sabbia hanno otturato la foce, molto probabilmente per impedire che gli eterogenei reflui smaltiti nell'invaso invadessero la costa e rovinassero l'avvio della stagione balneare per le imprese turistiche della zona. Come ormai accade ogni anno in questo periodo, una diga di sabbia è stata prelevata dalle dune retrostanti e piazzata alla foce che divide le località di Ischitella e Lago Patria.

E in questo caso è stato creato danno su danno, perché con lo spianamento della duna marittima, indispensabile per l'equilibrio non solo naturalistico dell'area, si favorisce anche il drammatico fenomeno dell'erosione costiera. Chiaramente, non è normale neanche che tonnellate di reflui non depurati finiscano sulle coste. Ma per impedirlo si potrebbero e si dovrebbero richiedere azioni diverse.

Lo stesso Lago Patria rischia di morire sotto il peso della diga, in quanto senza avere la possibilità di sbocco a mare aumenta rapidamente la sua temperatura e favorisce la moria di gran parte della fauna e flora. Senza considerare eventuali e improvvise piogge, che innalzerebbero il livello dell'invaso e farebbero esondare le acque diventate putride sulle abitazioni e attività economiche dell'area. Del caso se ne sta interessando l'ente Riserve regionale e la capitaneria di porto, gli stessi che seguono anche lo sbancamento della duna di un mese fa fronte la torre di patria.

E tornando alla mappa di non balneabilità, incuriosiscono gli ottocento metri dove è stato posto il bollino alla foce della darsena di Pinetamare. Qui dal 2009 di fatto non c'è più una foce, insabbiata per la mancata partenza dei lavori del nuovo porto turistico. Evidentemente c'è qualche altro tipo di scarico, non censito, ma che dai dati della balneabilità restituisce tutto il suo carico inquinante.