CRISI BUFALINA. Gli allevatori replicano a De Luca, Fabbris: "Disinformazione e nervosismo da isolamento"
LITORALE DOMIZIO/CASTEL VOLTURNO – Gianni Fabbris, portavoce del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino, in merito alle dichiarazioni del Presidente De Luca sulla possibilità che il Governo Nazionale proceda al Commissariamento del Piano antizoonosi della Regione Campania, osserva: "Siamo stupiti del carattere irrispettoso delle istituzioni che trasuda dalle dichiarazioni del Presidente De Luca. Irrispettoso del ruolo e della funzione del Governo Nazionale e del Parlamento e persino intimidatorio e provocatorio nei loro confronti". Nel merito, Fabbris, sottolinea:
"Il Governo, contrariamente a quello che dichiara il Presedente De Luca, ha la piena potestà di assumere iniziative avocando a se la risoluzione di problemi di rilievo nazionale come è la tutela della filiera bufalina (tutelata dalla legge nazionale 192 del 2002 che la considera Patrimonio dell'Allevamento Zootecnico Nazionale) e come è nel caso di un problema sanitario irrisolto da dieci anni che riguarda tutti i cittadini (italiani e non) che consumano i prodotti derivati dall'allevamento degli animali in Campania e che investe un settore strategico per l'intero Made in Italy del Paese. Fra i diversi strumenti che ha a disposizione è il ricorso alla legge 24 febbraio 1992 n. 225 (Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile) come da ultimo modificata dal D.L. n. 59/2012 (Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile), che all'articolo 5 reca norme concernenti lo stato di emergenza e il potere di ordinanza ad esso connesso.
Se il Presidente De Luca avesse partecipato all'incontro tenuto al Ministero della Salute alla presenza del Governo, di parlamentari dell'intero arco costituzionale (compresi dei partiti che sostengono la maggioranza in Regione Campania), dei Ministeri e degli Istituti zooprofilattici di riferimento avrebbe potuto avanzare le sue legittime osservazioni in un luogo istituzionale senza buttarla in caciara come sembra voler fare oggi sfidando tutto il mondo. Non solo il Governo, se deciderà di farlo e come è accaduto negli anni in diverse altre occasioni, ha tutti i poteri per attuare le misure che riterrà più adeguate ma, oggi, ne ha anche la piena legittimazione sia di fronte alla certificazione del fallimento dei Piani attuati in Regione Campania che emerge dai numeri impietosi, sia per effetto del mandato ampio che il Senato gli ha dato di intervenire votando all'unanimità l'ODG votato in sede di approvazione del Decreto Mille Proroghe".
"Quanto ai numeri riportati da De Luca sul suo sbandierato consenso da parte del 99% degli allevatori alle sue iniziative" dichiara sempre Fabbris "siamo di fronte ad un teatrino irrispettoso dell'intelligenza dei cittadini e delle regole minime della matematica. Sono mesi che il Presidente De Luca, invece di accettare il confronto, continua a recitare un copione ormai stantìo che tutti hanno compreso ma di fronte alla matematica anche la politica più spregiudicata e strumentale dovrebbe fermarsi. Lo ripetiamo ancora una volta: le 4 associazioni sindacali che siedono nel tavolo verde (usato dalla Regione come tappeto sotto cui nascondere la spazzatura) sono una minoranza fra le aziende allevatrici e sono una piccola parte di tutto il mondo della filiera dell'allevamento e della sua trasformazione. Le 4 Associazioni sindacali (che hanno il pieno diritto di rappresentare i propri iscritti e di dare ragione al Presidente) rappresentano al massimo il 40 - 45% degli allevatori. Questo il Presidente De Luca lo può desumere facilmente dal numero di pratiche presentate e dal numero di fascicoli aziendali attivi che sono riconducibili a quelle 4 organizzazioni. In particolare (lo sottolineiamo nuovamente), in provincia di Caserta vi sono attivi 570 fascicoli aziendali di aziende bufaline e, di questi, le 4 Organizzazioni (tutte insieme) ne gestiscono 250 (quindi sono una minoranza). I numeri sono desunti dal Sistema delle Banche Dati Nazionali e non sono manipolabili a uso e consumo di questo o quel comizio. Quanto poi alla capacità di queste 4 organizzazioni (che non sono il 99% ma il 40-45%) di rappresentare il volere dei propri associati invitiamo il Presidente De Luca a farsi spiegare come mai molti dei loro iscritti partecipano alle iniziative di mobilitazione ma, soprattutto, come sia possibile che in questo momento siano depositati presso il TAR ricorsi contro il Piano sottoscritti da circa 300 imprese allevatrici. Se la matematica non è un'opinione 300 imprese che hanno
fatto ricorso su 570 attive sono la maggioranza. Lo sa il Presidente De Luca che fra i firmatari del ricorso al TAR vi è pure la Confagricoltura che siede al Tavolo Verde? Di quale 99% parla il Presidente De Luca?"
Infine, Fabbris, nel commentare il passaggio del Presidente De Luca che considera gli allevatori che rifiutano il Piano irresponsabile e fallimentare voluto dai suoi tecnici come "una minoranza di agitati", rassicura: "Non so di chi parla il Presidente De Luca, certamente non di noi che non siamo minoranza (anzi abbiamo ampiamente dimostrato di essere la maggioranza degli allevatori del territorio e di interpretare una gran parte della comunità di Terra di Lavoro) ma, soprattutto, non siamo agitati. Siamo tanto sereni che stiamo lavorando al progetto futuro mettendo in campo il Forum per il Piano Partecipato per risolvere le zoonosi e rilanciare l'allevamento bufalino e la sua filiera. Sarà su quel Piano che, coinvolgendo il territorio, offriremo al Commissario il
pieno coinvolgimento di tutti gli attori sociali chiamati a rimediare al primo dei fallimenti della Regione Campania: la mancanza di condivisione. Già a partire da domani (31 maggio) verrà diffuso il
programma dell'iniziativa che guarda al futuro e cui chiamiamo il Presidente De Luca a partecipare recuperando pienamente il ruolo collaborativo che il territorio merita. Se qualcuno vuole trovare gli agitati, i minoritari e gli isolati oggi non dovrebbe cercarli fra gli allevatori ma nelle stanze di una politica regionale che si ostina a non voler aprire al cambiamento"