CASERTA - Grazie al coordinamento dell’Autorità Giudiziaria di Udine, subentrata a quella di Treviso per ragioni di competenza territoriale, è partita un’intensa attività investigativa, basata su pedinamenti, appostamenti, videoriprese, analisi di tabulati telefonici, accesso alla banca dati V.I.E.S. (Vat Information Exchange System), ricorso a sistemi di monitoraggio satellitari, perquisizioni informatiche, domiciliari e aziendali, nonché sulla collaborazione giudiziaria e di polizia con le Autorità della Polonia, che ha permesso di ricostruire come gli indagati, tutti di nazionalità italiana, fatta eccezione per quattro polacchi, si procurassero il prodotto alcolico all’estero, camuffandolo come igienizzante e introducendolo nel territorio nazionale grazie a falsi documenti di trasporto. Dopodiché, anche ricorrendo ad alcune società di logistica che lo stoccavano temporaneamente, lo facevano giungere presso i laboratori abusivi dove, infine, venivano prodotti i superalcolici, che venivano poi commercializzati al dettaglio con tanto di contrassegni falsi dell’Amministrazione Finanziaria e etichette riproducenti, in alcuni casi, marchi contraffatti di aziende inconsapevoli. 

Il blitz

In particolare, seguendo gli spostamenti dei carichi di alcol e i movimenti degli indagati, i quali adottavano ogni tipo di cautela pur di eludere i controlli, sono state scoperte e sequestrate tre fabbriche clandestine di superalcolici: la prima, in provincia di Foggia, allestita in un capannone di 300 metri quadri, nel quale sono stati rinvenuti 10.500 contrassegni dei Monopoli di Stato contraffatti, pronti per essere apposti sui superalcolici, e tracce evidenti dello stesso prodotto alcolico sequestrato su strada in provincia di Treviso; la seconda, in provincia di Napoli, collocata in una falegnameria in disuso, dove i finanzieri hanno trovato cinque soggetti, intenti all’imbottigliamento e all’etichettatura di prodotti alcolici, oltre che al loro confezionamento per la successiva distribuzione al dettaglio. In questo caso, il responsabile della fabbrica è stato arrestato; la terza, in provincia di Caserta, predisposta in un immobile costruito senza permessi, in cui il prodotto alcolico veniva sottoposto a un processo chimico e a operazioni filtraggio, per eliminare alcune impurità attraverso l’utilizzo di carboni attivi, che avevano anche il fine di rendere cristallino l’alcol. 

Coinvolte diverse società

Nel corso delle indagini, sono state individuate 12 società di copertura, con sedi tra le province di Napoli, Caserta, Salerno, Roma, Milano, Foggia, utilizzate per simulare l’importazione dei prodotti igienizzanti, sottoposte a perquisizione dal Gruppo di Treviso con il supporto dei Reparti competenti per territorio. Nel complesso, è stato ricostruito un flusso di un milione di litri di alcol, introdotti nel territorio nazionale in contrabbando. Di fondamentale importanza si è rivelata la collaborazione con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che ha periziato i falsi sigilli apposti sui superalcolici, e con il Laboratorio Chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Venezia, che ha analizzato i campioni dei prodotti alcolici sottoposti a sequestro. Sulle analisi chimiche si è poi espresso l’Istituto Superiore di Sanità - Dipartimento Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria, il quale ha attestato la presenza nelle bevande alcoliche di alcole isopropilico, glicole etilenico e metanolo, oltre le soglie massime stabilite per legge, con un potenziale rischio per la salute umana correlato a un consumo elevato, motivo per cui è stata contestata anche la contraffazione di sostanze alimentari