VIOLENZE IN CARCERE. L'annuncio del sindacato, 22 agenti reintegrati in servizio
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Ventidue agenti coinvolti nel processo per le violenze avvenute al carcere di Santa Maria Capua Vetere del 6 aprile 2020 sono stati reintegrati. Lo rende noto il sindacato di polizia penitenziaria Uspp.
Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, rispettivamente presidente nazionale e segretario campano dell’Uspp, ricordano di aver “scritto più volte sulla inutilità di un provvedimento eccessivamente penalizzante, certi che gli esiti del mega processo in atto potranno essere meno rilevanti per la maggior parte degli agenti coinvolti. E, finalmente, proprio dopo il nostro ennesimo sollecito a revocare la misura della sospensione, grazie alla determinazione del Sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, è arrivata la riammissione in servizio di altri 22 colleghi. Auspichiamo che anche gli altri sospesi vengono riammessi – proseguono – Ringraziamo il sottosegretario, con cui prosegue un proficuo confronto allo scopo di ridare credibilità al sistema penitenziario e, con questo, dignità al lavoro della polizia penitenziaria. Siamo convinti – aggiungono i due sindacalisti – che la nostra azione non possa considerarsi ininfluente rispetto a questo risultato, certi, tra l’altro, della necessità che nel carcere di Santa Maria Capua Vetere occorra ripristinare un livello di presenza del personale idoneo a garantire sicurezza e legalità, e condizioni di lavoro più ordinarie a fronte degli elevati carichi di lavoro. Confidiamo nella concreta azione del Governo affinché valuti quanto stiamo chiedendo sin dall’atto dell’insediamento della nuova legislatura: la dichiarazione dello stato di emergenza delle carceri, al fine di incrementare le risorse umane.”
Tra l’altro, soltanto incrementando il personale di Polizia Penitenziaria, si può avviare l’iter per la riqualificazione di alcune strutture destinate ad ospitare i detenuti comuni che presentano particolari fragilità e vulnerabilità in un’ottica di più efficace differenziazione del regime penitenziario, di recente auspicata dal Ministro della Giustizia” concludono Moretti e Auricchio.