Omicidio dei fratelli Marrandino, al via il processo per l'operaio
Inizialmente erano state indagate anche altre quattro persone, tra cui la moglie e il figlio dell’imputato

CESA - È stato aperto dinanzi alla Corte di Assise di Napoli il processo a carico di Antonio Mangiacapre, 54 anni, operaio originario di Cesa, accusato di duplice omicidio volontario nei confronti dei fratelli Marco e Claudio Marrandino.
Il duplice omicidio
I due, un avvocato di 39 anni e un imprenditore edile di 29 anni, furono uccisi a colpi d'arma da fuoco il 15 giugno scorso in via Astragata, nei pressi dello svincolo della statale Nola-Villa Literno.
Il presidente Pasquale Cristiano, con a latere Paola Valeria Scandone, ha dato il via alla fase preliminare del processo, trattando le questioni relative all'ammissione delle prove. Il processo riprenderà nel mese di marzo, quando saranno escussi i testimoni della Procura.
Secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Antonio Vergara, i fratelli Marrandino si trovavano a bordo di una BMW X5 bianca quando sono stati sorpresi da una lite con Mangiacapre. L’imputato avrebbe sparato prima contro Claudio, al volante, e successivamente contro Marco, che aveva cercato di fuggire. La scena è avvenuta sotto gli occhi di una pattuglia dei carabinieri, che ha permesso di identificare rapidamente Mangiacapre come il principale sospetto.
Mangiacapre trovato con un arsenale di armi
Mangiacapre, noto per la sua passione per le armi, era in possesso di un arsenale detenuto illegalmente. Nonostante le indagini, l’arma del delitto non è stata ancora rinvenuta. Le iniziali ipotesi investigative, che collegavano il delitto a contese legate a eredità o aste giudiziarie, sono state smentite. Gli inquirenti ritengono che l’imputato abbia agito per un raptus di rabbia, senza motivazioni razionali. Tentativi di Mangiacapre di costruirsi un alibi, con spostamenti tra una clinica e un’azienda agricola, sono stati prontamente smascherati.
Inizialmente erano state indagate anche altre quattro persone, tra cui la moglie e il figlio dell’imputato, per favoreggiamento, ma la loro posizione è stata archiviata per mancanza di prove.
L’imputato è difeso dall’avvocato Paolo Caterino, mentre i familiari delle vittime, costituitisi parte civile, sono assistiti dagli avvocati Luigi Poziello e Dario Carmine Procentese.