antica cittadella
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AVERSA - I terminali per le scommesse illegali - al centro dell'inchiesta che ha portato oggi a 11 arresti - erano collegati con siti riferibili a una società austriaca, il cui server era localizzato in Gran Bretagna sebbene fosse controllato da una società serba attraverso una sede occulta all'interno di un centro commerciale. La circostanza è emersa nel corso della conferenza stampa svoltasi nella procura di Napoli Nord, ad Aversa a cui ha preso parte il procuratore Maria Antonietta Troncone e indetta per illustrare i dettagli di una complessa indagine dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli durata oltre un anno.

Le quote sociali della società austriaca vennero sequestrate il 10 ottobre scorso, in seguito a numerosi perquisizioni in Italia e all'estero, insieme con il sito web e le disponibilità finanziarie e patrimoniali degli indagati, tra soldi e 14 immobili per un valore totale di 3,2 milioni di euro. Dopo i sequestri, le indagini sono proseguite per verificare l'ampiezza del giro di scommesse; è così emerso che l'organizzazione non solo aveva una vera e propria rete di agenzie di scommesse, ma piazzava in esercizi di Napoli e provincia anche le slot machine non conformi e manomesse, oppure conformi alla legge ma scollegate dalla rete telematica dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

I vari punti di scommessa, situati tra Marano, Quarto e Napoli, erano coordinati da un referente (il cosiddetto "master") che si occupava dell'affiliazione delle singole agenzie (dette "corner"); queste ultime erano il più delle volte munite di licenza rilasciata dalla Questura e del contratto con una società maltese titolare di concessione, ma poi erano collegate con i siti illegali messi a disposizione dalla società austriaca, circostanza che consentiva di scommettere somme superiori al limite di legge. Le somme raccolte venivano poi suddivise e caricate sui conti di gioco di persone perlopiù nullatenenti, diverse dai reali scommettitori, e ciò per nascondere l'identità del giocatore e la provenienza del danaro.