Violenze in carcere, detenuto parla e ammette l'uso di olio bollente
Il detenuto Picone ha affermato di essere stato picchiato e messo in faccia al muro
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Olio bollente e punteruoli in mano ai detenuti. E’ questo il dato che più colpisce nelle dichiarazioni del detenuto Raffaele Picone ascoltato come super testimone nel maxi processo per le violenze in carcere di Santa Maria Capua Vetere del 5 aprile 2020 per cui sono a processo 105 persone tra agenti, funzionari del Dap e medici.
Le violenze subite dal Picone
Rispondendo alle domande del pm, Picone ha raccontato le violenze subite. Quel giorno venne picchiato e messo faccia al muro dagli agenti, insensibili anche alle lacrime dell’uomo che veniva schernito con la frase “Prima fai il boss e poi ti metti a mangiare?”. Picone veniva fatto spogliare e costretto a fare delle flessioni. Inoltre ha dichiarato che nei giorni successivi, gli vennero negati anche i farmaci che prendeva per una terapia.
Ammesso l'utilizzo dell'olio bollente
Controinterrogato dai legali della difesa, Picone ha però confermato l’uso di olio bollente da parte dei detenuti che sarebbe stato preparato nei giorni prima delle violenze, durante i quali i detenuti avevano messo a soqquadro la sezione. E’ lui il primo detenuto ad ammettere in aula l’utilizzo dell’olio bollente. Sempre sulla situazione in carcere, il teste ha parlato di un largo e diffuso uso di Subutex, un farmaco per trattare la dipendenza di oppioidi, e del pagamento di un pizzo da parte dei detenuti per stare tranquilli.