CASERTA – Nel dettaglio, gli articoli sottoposti a vincolo consistevano in console di gioco, portatili o da collegare a uno schermo/tv, con precaricati giochi diffusi nell’ultimo ventennio del secolo scorso. Tali dispositivi richiamavano nella forma e/o nei tratti distintivi, senza possedere le previste licenze, le iconiche “retroconsole” dei produttori ufficiali, storiche case produttrici di videogiochi che negli ultimi anni hanno rilanciato sul mercato le proprie console prodotte nelle scorse decadi, le quali sovente riproducono in scala, con taluni aggiornamenti, quelle originali. 

L'attività investigativa

Le attività investigative hanno consentito di ricostruire la filiera distributiva delle console, tutte di provenienza cinese: la distribuzione avveniva attraverso i siti internet delle aziende italiane in ipotesi d’accusa coinvolte nell’illecito commercio (con sede nelle province di Torino, Napoli e Bari) ovvero la rete fisica di punti vendita di alcune delle medesime aziende (presenti all’interno di centri commerciali sul territorio nazionale, nelle province di Torino, Milano, Varese, Bergamo, Verona, Venezia, Bologna, Napoli e Caserta) e tramite uno dei più grandi marketplace mondiali. Le console sono risultate anche prive della marchiatura “CE” e - per qualità di assemblaggio, non conformità elettrica e presenza di batterie non certificate - non idonee a garantire la rispondenza agli standard qualitativi in tema di sicurezza per il consumatore.

Individuati i responsabili

 I 9 responsabili italiani individuati sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per i reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, frode nell’esercizio del commercio, ricettazione e violazione al diritto d’autore. In applicazione delle disposizioni recentemente introdotte nel codice di procedura penale in tema di distruzione delle cose sequestrate, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente le console, prive anche delle indicazioni previste dalla normativa ambientale, sono state distrutte.