antica cittadella
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Comune di Caserta
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CASERTA – Si è da poco conclusa la conferenza stampa tenuta dagli inquirenti che hanno indagato sugli episodi di corruzione e di mercimonio di voti che ha portato stamane a Caserta all’arresto dell’assessore ai Lavori Pubblici e di quattro dipendenti del Comune.

Nello specifico sono stati posti agli arresti domiciliari l’assessore Massimiliano Marzo, dirigenti Franco Biondi e Giovanni Natale, il dipendente comunale Giuseppe Porfidia e l'imprenditore Gioacchino Rivetti

I dettagli dell'inchiesta

"Si tratta di un'indagine in cui è emerso un conflitto di interessi tra quelli pubblici e privati, e che quindi vede sullo sfondo il mercimonio del voto". Lo ha detto nella conferenza stampa convocata stamani, il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Pierpaolo Bruni, che così ha commentato l'indagine che ipotizza episodi di corruzione al Comune di Caserta. 

Secondo gli inquirenti gli appalti sarebbero stati affidati sotto soglia, per favorire gli imprenditori amici, con l'assessore ai lavori pubblici che portava con sé un profondo conflitto di interessi essendo anche titolare di una azienda edile, e che dunque sfruttava il suo ruolo per fare il bello e cattivo tempo nell'assegnazione delle opere pubbliche nel settore della manutenzione del verde pubblico, dei plessi scolastici e del canile comunale. In cambio probabilmente di voti e altre utilità, come la fornitura del materiale edile dell'azienda di Marzo agli imprenditori che poi eseguivano i lavori, ma anche il pagamento di una Rca. Per il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta Manuel Scarso la particolarità emersa dall'indagine è che "i lavori finanziati coi fondi pubblici avvenivano antecedentemente all'approvazione delle delibere e venivano poi pagati alle imprese per intero e non in percentuale come avviene di norma. Per giustificare il tutto venivano poi creati degli atti falsi", con i dirigenti pienamente complici in queste procedure illecite. Il procuratore aggiunto Carmine Renzulli si è invece soffermato sull'attento "monitoraggio fatto al Comune delle collusioni destinate alla gestione di affidamenti di lavori in cambio di promesse o utilità". 

Voti in cambio di appalti e lavori

L'indagine è partita nel 2021 nel periodo delle elezioni amministrative, quando i carabinieri raccolsero sospetti su un giro di voti in cambio di promesse relative all'esecuzione dei lavori pubblici, che riguardavano l'esponente del clan Belforte Antonio Rondinone, interessato a far candidare il figlio Gennaro (indagato), e che poi ha sostenuto l'attuale vicesindaco Casale; tra gli elementi raccolti in quel periodo emerse anche l'interessamento della famiglia Capone, in particolare dell'esponente del clan Belforte Giovanni, per la candidatura di Marzo. "Le indagini - hanno sottolineato il comandante del reparto operativo casertano Salvatore Sferlazza e il comandante del nucleo investigativo Gianluca Gagliotta - sono state condotte anche con accertamenti patrimoniali sulla Edil Marzo di cui era socio l'assessore, azienda preesistente e che fece uno scatto in avanti nella sua attività grazie proprio all'elezione dell'assessore. Il surplus di materiale rivenduto era del 250%. Un costo eccessivo che suscitò non poche lamentele nel settore edile".