antica cittadella
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CASAL DI PRINCIPE – Colpo di scena nel processo che vedeva imputati l’imprenditore 69enne Nicola Schiavone, ritenuto socio e prestanome di Francesco “Sandonkan” Schiavone, capo storico del clan dei casalesi, ed altre sette persone. Il Gup ha prosciolto gli imputati avallando dunque la decisione del Riesame, che aveva dissequestrato il patrimonio del 69enne non ritenendolo frutto di arricchimento illecito, come sostenuto dalla Procura anticamorra napoletana.

Un'indagine che verteva sugli appalti che funzionari Rfi avrebbero concesso, in cambio del pagamento di mazzette e regali - tra gli altri gemelli d'oro Cartier da 600 euro, soggiorni da oltre 9mila euro in Costiera sorrentina - a ditte ritenute colluse con i Casalesi grazie alla mediazione del 69enne Schiavone, ritenuto socio d'affari e storico prestanome di Sandokan, cui aveva anche battezzato il primogenito Nicola. In poche settimane il Riesame di Napoli scarcerò però parecchi indagati e lo stesso Schiavone, posto ai domiciliari, e un mese e mezzo dopo annullò il sequestro dei beni nei confronti del consulente-faccendiere. Nell'indagine figurano 68 indagati; nove hanno scelto il rito abbreviato mentre altri 59, tra cui Nicola Schiavone, sono stati rinviati a giudizio per la parte più corposa dell'indagine, quella in cui vengono contestati reati di associazione mafiosa e corruzione, e il dibattimento è iniziato nel marzo scorso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ma è stato sospeso in attesa della pronuncia della Cassazione sulla richiesta di trasferimento del processo a Napoli Nord o ad altre sedi (anche Roma) per difetto di competenza. Altra costola dell'indagine è invece quella che vedeva Schiavone imputato con i suoi presunti prestanome per l'intestazione fittizia e il riciclaggio.