antica cittadella
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AVERSA – «Il 31 luglio ricorre l’anniversario della morte di nostro figlio Luigi, per questo intendiamo nuovamente lanciare un appello per invitare coloro i quali quella tragica mattina hanno assistito all’incidente a raccontare i fatti. La mia famiglia, ormai condannata all’ergastolo del dolore, si rivolge anche alle Forze dell’ordine, poiché sarebbe giusto, dopo 15 anni, conoscere la verità. Dalla documentazione da noi acquisita sulla dinamica dell’incidente, si evince che ci sono molti punti oscuri in tutta la vicenda».

A parlare è Biagio Ciaramella, vicepresidente dell'Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada Odv e dell'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv, e papà di Luigi, il giovane che ha pero la vita in un incidente stradale 15 anni fa. La famiglia Ciaramella si batte da tanti anni per ottenere giustizia per Luigi e per tutte le vittime della strada.

«Qualcosa quella mattina non è andata così come ci hanno raccontato», dice Biagio Ciaramella. «Ho effettuato dei sopralluoghi nel viottolo di campagna in cui Luigi ha perso la vita, ho notato delle stranezze. A distanza di tanti anni, la mia famiglia chiede, pertanto, ai due poliziotti di Aversa e della Stradale di Caserta che il 31 luglio di 15 anni fa hanno fatto le indagini sul luogo dell’incidente, di dire la verità, quella verità che mi è sembrata abbiano voluto occultare per attribuire la responsabilità dell’incidente a Luigi. Insieme al nostro avvocato Davide Tirozzi e ai nostri periti abbiamo esaminato il fascicolo su mio figlio e notato nelle foto tanti particolari che ci hanno insospettito. Riteniamo che, la mattina dell’incidente, mentre si svolgevano i sopralluoghi, siano giunte disposizioni per ribaltare ciò che si stava delineando. Ai poliziotti che erano lì vogliamo chiedere di guardare i propri figli e nipoti e di ricordare il corpo di Luigi senza vita».

«Perché questo accanimento contro le vittime della strada?», prosegue Ciaramella. «Perché sono state cambiate le versioni sull’incidente? Perché al telefono a me hanno detto che mio figlio si trovava nella camera mortuaria e a mia moglie, invece, hanno detto che era in medicina legale? Noi ci rivolgiamo soprattutto al ragazzo della Stradale di Caserta: “Tu eri là quella mattina a raccogliere prove, sarebbe ora di dire pubblicamente quello che hai riscontrato. Tu e gli altri poliziotti avete giurato fedeltà allo Stato, dopo 15 anni dite la verità. Non so se sei diventato padre, pensa come ci sentiamo noi senza Luigi”.

Ora, il vicepresidente Ciaramella è impegnato, insieme all’avvocato di famiglia e ai periti, a preparare una ulteriore documentazione in vista dell’udienza che si svolgerà il prossimo 25 ottobre.

«Se i periti del Tribunale avessero letto bene i documenti, si sarebbero accorti che tante cose non sono chiare. Riteniamo che, la mattina dell’incidente, un veicolo sia uscito dal viottolo a marcia indietro, abbia urtato la ruota destra dell’auto guidata da mio figlio e lo abbia catapultato sul palo della luce, che non doveva, tuttavia, essere lì», rimarca il papà di Luigi.

«Nelle varie udienze del processo, abbiamo chiesto di sapere chi ha preso i soldi dal portafoglio di Luigi, chi ha spostato il corpo di mio figlio nell’auto (almeno due persone), chi ha messo la polizza dell’assicurazione dietro alla nuca per fermare l’emorragia. Chi sa parli, noi non abbiamo nulla da perdere, la nostra vita è finita, ma dateci una risposta, fate riposare in pace Luigi.

Invece, i professori universitari nominati dal Tribunale come periti non hanno voluto considerare tutti questi elementi, hanno addossato la colpa a mio figlio e sono stati incaricati di tenere corsi di sicurezza stradale nelle scuole insieme ad una associazione. Mi rivolgo a questi due professori: “Riuscite a smentire quello che dico? Vogliamo chiarezza sulla perizia e su tutto». «Inoltre, la mattina del 31 luglio, qualche testimone nel primo interrogatorio ha dato una versione dei fatti, dicendo che nessuno era presente sul luogo del sinistro all’altezza del viottolo. Invece, nel 2012, quando si sono riaperte le indagini dopo quattro archiviazioni, la stessa persona cambia versione e dichiara che un camioncino rosso con due persone era uscito dal viottolo con un Atomizzatore, fermandosi e recandosi vicino al corpo di mio figlio, anche una signora moglie del finanziere in un negozio di parrucchiera sito a Lusciano, ha detto questa cosa, ma poi il marito finanziere ha fatto in modo di fare cambiare ciò che aveva detto a mia moglie Elena, la mamma di Luigi. Non so se voi avete figli, potete immaginare quello che la mia famiglia sta vivendo da quel giorno? Siamo sicuri che la verità non viene fuori perché qualcuno sa e non parla, noi stiamo combattendo per evitare altre morti sulle strade, anche per tutelare voi e i vostri figli. Noi vogliamo solo che mio figlio possa riposare in pace dopo 15 anni», conclude Ciaramella.

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