Comune commissariato, Piantedosi a a Mattarella: "Appalti concessi a imprenditori dei clan"
Resa nota la relazione del Ministro sul terremoto che ha portato alla fine del governo Lombardi
CALVI RISORTA – Resa nota la relazione del Ministro dell’Interno Piantendosi presentata al Presidente della Repubblica sul commissariamento del Comune di Calvi Risorta. Fin dalle prime battute delle motivazioni si capisce come l’amministrazione comunale sia stata caratterizzata da una permeabilità di soggetti legati alla camorra, cominciando appunto dall’aggiudicazione di alcuni appalti pubblici ad imprenditori legati ai clan locali.
Appalti agli imprenditori del clan
“Nel territorio di Calvi Risorta, cosi come in quello dei comuni viciniori della provincia di Caserta – si legge in un passaggio della nota - risultano operativi gruppi criminali affiliati all’organizzazione di tipo mafioso denominata «camorra», appartenenti in particolare alla c.d. «area casalese», la cui pervasiva presenza si è manifestata nell’ente soprattutto attraverso la partecipazione di alcuni imprenditori legati ai cennati gruppi malavitosi a gare di appalti pubblici, riuscendo ad ottenerne l’aggiudicazione attraverso il condizionamento dei processi decisionali”.
Per questo e per tutta un’altra serie di motivazione, il ministro Piantedosi ha deciso di sciogliere l’amministrazione guidata dal sindaco Giovanni Lombardi, determinando una gestione commissariale di 18 mesi.
La relazione
Nel Comune di Calvi Risorta (Caserta), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 12 giugno 2022, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, nonché il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica. Le risultanze di un’attività di monitoraggio avviata dalla prefettura di Caserta nel mese di marzo 2023 a seguito di alcuni esposti inviati da un consigliere comunale di Calvi Risorta, unitamente agli esiti dell’attività investigativa condotta dalla procura della Repubblica – direzione distrettuale antimafia di Napoli nell’ambito di una indagine giudiziaria concernente l’illecito affidamento di taluni appalti di opere pubbliche a imprese ritenute contigue al clan dei casalesi, hanno evidenziato possibili forme di condizionamento dell’amministrazione comunale da parte di organizzazioni criminali; pertanto, il prefetto di Caserta, con decreto del 18 gennaio 2024, la cui durata è stata prorogata per ulteriori tre mesi, ha disposto l’accesso presso il suddetto comune per gli accertamenti di rito, ai sensi dell’art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Al termine del predetto accesso, la commissione d’indagine ha depositato le proprie conclusioni sulle cui risultanze il prefetto di Caserta, sentito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica in data 28 maggio 2024, consesso integrato per l’occasione con la partecipazione del procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e del procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha trasmesso l’allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalita’ organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. Nel territorio di Calvi Risorta, cosi come in quello dei comuni viciniori della provincia di Caserta, risultano operativi gruppi criminali affiliati all’organizzazione di tipo mafioso denominata «camorra», appartenenti in particolare alla c.d. «area casalese», la cui pervasiva presenza si è manifestata nell’ente soprattutto attraverso la partecipazione di alcuni imprenditori legati ai cennati gruppi malavitosi a gare di appalti pubblici, riuscendo ad ottenerne l’aggiudicazione attraverso il condizionamento dei processi decisionali.
Cio’ emerge, chiaramente, dalle risultanze giudiziarie e dal contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale di Napoli nei confronti dell’allora responsabile dell’area tecnica, destinatario di arresti domiciliari, già dipendente comunale a tempo determinato e di due imprenditori ritenuti contigui a una locale cosca camorristica con l’applicazione per questi ultimi della custodia cautelare in carcere. I suddetti risultano indagati, tra l’altro, per il reato di turbata libertà degli incanti in concorso aggravato dall’agevolazione mafiosa anche se detta aggravante e’ stata esclusa dal giudice per le indagini preliminari per l’ex responsabile dell’area tecnica in sede di applicazione delle misure cautelari. A carico dei suddetti imprenditori risulta, altresì, un’altra pendenza giudiziaria per la quale sono stati rinviati a giudizio per il delitto di cui all’art. 416-bis c.p. Parallelamente alla sopracitata inchiesta, la direzione distrettuale antimafia di Napoli ha avviato altre indagini che si sono concretizzate in un altro procedimento penale in cui sono coinvolti in particolare il sindaco, il vicesindaco e un assessore comunale indagati, a vario titolo, ciascuno per diverse fattispecie di reato, tra cui anche quelle previste agli articoli 353 (turbata libertà degli incanti) e 378 c.p. (favoreggiamento personale). Risulta, altresì, coinvolto nella stessa indagine anche un libero professionista che ha avuto incarichi dal Comune di Calvi Risorta e che ha legami parentali con il primo cittadino. A tal riguardo, si precisa che in ordine al sopracitato procedimento penale e’ stato emesso nei confronti degli indagati avviso di conclusione delle indagini ex art. 415-bis c.p.p., in particolare per il sindaco in riferimento ai delitti previsti dagli articoli 110, 353-bis cpv. (turbata liberta’ del procedimento di scelta del contraente con l’aggravante ex 416-bis 1 c.p. (metodo mafioso), e per il vicesindaco in riferimento ai delitti di cui agli articoli 61, n. 9 (abuso dei poteri) e 378 c.p. (favoreggiamento personale) con l’aggravante ex, art. 416-bis 1 c.p. (metodo mafioso).
Proprio riguardo ai fatti oggetto di indagine, la relazione prefettizia ha sottolineato il ruolo assunto dal sindaco e dagli altri componenti della giunta comunale, i quali si sono ingeriti nelle scelte gestionali relative agli affidamenti di lavori pubblici con lo scopo di favorire imprenditori ritenuti contigui ad ambienti della criminalita’ organizzata. Infatti, nella relazione del prefetto di Caserta viene fatto riferimento al caso che vede coinvolti il primo cittadino e un assessore comunale indagati per la vicenda che ha riguardato un imprenditore, «gia’ gravemente indiziato di essere contiguo al clan dei casalesi» e, percio’, sottoposto a custodia cautelare in carcere nel febbraio 2021, la cui impresa era stata oggetto di interdittiva prefettizia nel novembre 2020. Dall’esame dei fatti e’ emerso che il primo cittadino e l’allora tecnico comunale avevano fissato un incontro con il suddetto imprenditore «al fine di concordare l’affidamento di taluni appalti indetti dall’ente», affidamenti poi non ottenuti ma compensati, come emerge dai contenuti dell’ordinanza cautelare, con una diversa commessa assegnata a un’impresa controllata dallo stesso soggetto. I fatti sopradescritti sono significativi di una modalita’ di gestione del Comune di Calvi Risorta connotata da una «contiguita’ soggiacente» degli amministratori anche se, nel caso concreto, il citato imprenditore non e’ risultato affidatario dei lavori promessigli dal sindaco, appalti che comunque sono stati poi assegnati a imprese anch’esse ritenute contigue alla criminalita’ organizzata. L’attivita’ ispettiva si e’ soffermata «sui rapporti di amicizia e frequentazione» tenuti dal sindaco di Calvi Risorta con la famiglia di un altro imprenditore «notoriamente contiguo alla criminalita’ organizzata». Duraturo e intenso il rapporto di natura personale con il predetto soggetto controindicato, le cui imprese e quelle riferibili al suo contesto familiare sono state interessate sin dal 2009 da provvedimenti ostativi antimafia che hanno superato in ogni grado di giudizio il vaglio del giudice amministrativo. A cio’ si aggiunge che gli esiti di una recente indagine della direzione distrettuale antimafia di Napoli, sfociata in un’ordinanza, cautelare del 2 febbraio 2024 con la quale e’ stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere per il suddetto imprenditore, hanno confermato gli stretti legami conservati dall’operatore economico con la criminalita’ organizzata, come dimostrano le imputazioni di reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis 1 c.p., ovvero della finalita’ di agevolare una fazione di uno dei principali clan della camorra casertana. Inoltre, assume particolare significato il fatto che la misura cautelare applicata e’ stata confermata anche dal tribunale del riesame. Nel contesto del rapporto di «amicizia» con la famiglia del citato imprenditore si colloca l’atteggiamento accondiscendente e/o omissivo mantenuto nel tempo dall’ente locale in ordine alla vicenda che riguarda un evidente abuso edilizio in una villa di recente costruzione di proprieta’ e dimora effettiva del nucleo familiare dell’imprenditore; atteggiamento sintomatico degli organi politici e gestionali del Comune di Calvi Risorta che rivela la permeabilita’ e l’assoggettamento dell’ente locale agli interessi di soggetti contigui al crimine organizzato. Gli elementi raccolti dalla commissione d’accesso hanno consentito di evidenziare ulteriormente la permeabilita’ dell’amministrazione comunale da parte del crimine organizzato interessato ad infiltrarsi nella gestione della cosa pubblica e a condizionarne i processi decisionali per l’acquisizione di commesse pubbliche. L’attivita’ ispettiva si e’ estesa temporalmente ed ha analizzato anche il periodo 2017/2022, riferibile alla precedente consiliatura, acquisendo altri elementi utili per la valutazione complessiva dell’azione politico-gestionale posta in essere dall’ente locale in una perfetta continuita’ amministrativa. Le due ultime amministrazioni elette, entrambe condotte dallo stesso primo cittadino con la presenza di molte delle stesse figure apicali nella direzione dell’ente locale e la conferma di buona parte degli stessi consiglieri costituiscono elementi, fatti e comportamenti da ritenersi assolutamente idonei e pertinenti per assumere rilievo e valenza sintomatica anche nell’attuale situazione politica e amministrativa del Comune di Calvi Risorta.
La relazione della commissione d’indagine ha evidenziato un quadro di sostanziale compromissione dei principi di buon andamento e di imparzialita’ dell’ente locale, tendenzialmente svilito nell’esercizio delle proprie funzioni, non di rado canalizzate verso il soddisfacimento di interessi di soggetti vicini alla criminalita’ organizzata, verso i quali «l’amministrazione comunale non solo non ha saputo porre argini ma si e’ ad essa conformata mediante azioni e/o condotte omissive che hanno consentito, quantunque in via mediata, la fraudolenta aggiudicazione degli appalti di lavori in favore di imprenditori dell’area casalese». A titolo esemplificativo della compromissione dell’azione amministrativa posta in essere dall’ente locale, la relazione prefettizia fa riferimento ad alcune procedure di gara indette dal Comune di Calvi Risorta tra gli anni 2019 e 2020, aventi tutte un notevole valore economico, nelle quali risulta evidente il condizionamento delle locali consorterie sull’operato dell’amministrazione comunale. In particolare, sono state attenzionate le procedure d’appalto – oggetto di indagine anche da parte dell’autorita’ giudiziaria per il coinvolgimento, come sopra evidenziato, dell’ex tecnico comunale e di due, operatori economici – relative ad assegnazioni in favore di societa’ riconducibili ai predetti due imprenditori aventi collegamenti con la criminalita’ organizzata e rinviati a giudizio per il delitto di cui all’art. 416-bis c.p. (associazione di tipo mafioso) nell’ambito del procedimento penale n. 2606/14 la cui udienza e’ fissata per il prossimo 24 settembre. Le gare in questione hanno riguardato i lavori di adeguamento e di manutenzione straordinaria della viabilita’ comunale e di collegamento con strade sovracomunali, nonche’ i lavori di ristrutturazione edilizia di un complesso scolastico, commesse aggiudicate «grazie a un sistema fraudolento» messo in atto dall’allora responsabile dell’area tecnica comunale. La relazione prefettizia, anche basandosi su risultanze di indagini – nel caso specifico anche di dati acquisiti da mezzi tecnici di prova esperiti nell’ambito di indagini operate all’interno dell’ufficio tecnico comunale alla presenza dell’ex dirigente di quell’ufficio e degli operatori economici risultati poi affidatari dei lavori – pone in rilievo la sostanziale illegittimita’ dell’incarico assegnato al predetto dirigente comunale, assunto, per volonta’ del primo cittadino, a tempo determinato ai sensi dell’art. 110 TUOEL per il periodo dal 5 ottobre 2020 al 14 dicembre 2021, e cio’ soprattutto per la sostanziale inconferibilita’ dell’incarico attribuito in quanto al momento dell’assunzione il tecnico individuato aveva gia’ svolto numerosi incarichi professionali – peraltro assegnati in violazione del principio di rotazione ex art. 36, decreto legislativo n. 50/2016 – per conto dell’ente locale. Inconferibilita’ che poi e’ stata di fatto asseverata anche dall’ANAC con delibera del 30 marzo 2022. Riguardo specificamente all’appalto di lavori stradali, la commissione d’indagine ha rilevato forme di condizionamento mafioso in riferimento alle procedure di approvazione di una variante tecnica e suppletiva in corso d’opera, provvedimento che a giudizio del consulente nominato dall’autorita’ indagante non sarebbe legittima «nel senso che le situazioni ivi descritte non erano affatto da considerare impreviste e imprevedibili». A questo proposito, la relazione prefettizia ritiene verosimile che la variante d’opera sia stata predisposta al solo fine di contenere il valore originario dell’appalto in modo da tenerlo sotto la soglia comunitaria di un milione di euro, soglia che se fosse stata superata avrebbe richiesto la procedura aperta ex art. 60 decreto legislativo n. 50/2016, anziche’ quella negoziata di cui all’art. 36 del citato decreto legislativo, procedura di gara effettivamente adottata dall’ufficio comunale, che ha consentito al responsabile del settore tecnico di aggiudicare i lavori con determina dirigenziale, limitando la scelta a quindici operatori economici sorteggiati, come rilevato dall’autorita’ giudiziaria indagante, in modo fraudolento. Ulteriori criticita’ sono state rilevate nell’affidamento in subappalto ad altra impresa, da parte di una delle ditte sopracitate, dei lavori di pavimentazione stradale e posa in opera di conglomerato butiminoso; cio’ in quanto la predetta societa’ aggiudicataria non aveva espressamente indicato di voler subappaltare parte dei lavori e di conseguenza non poteva essere concessa la relativa autorizzazione comunale alla sub-commessa.
Come evidenziato nella relazione prefettizia «In altri termini; nella fattispecie in disamina, il subappalto non era autorizzabile, in quanto, l’allora vigente comma 4, lettera c) dell’art. 105 del decreto legislativo n. 50/2016 prevedeva che l’autorizzazione (…) potesse essere concessa solo qualora la prestazione da subappaltare fosse stata indicata dall’appaltatore in sede di offerta». Illegittimita’ del subappalto che si cumula alla «contiguita’ mafiosa che connotava e connota tuttora la subappaltatrice», ditta che recentemente e’ stata raggiunta da interdittiva prefettizia emessa il 12 febbraio 2024 dalla prefettura di Roma – provvedimento ostativo sospeso in sede di ricorso al Tar Lazio – e che nell’aprile 2024 e’ stata ammessa al controllo giudiziario, ai sensi dell’art. 34-bis del decreto legislativo n. 159/2011, per un periodo di tre anni. Inoltre, viene segnalata anche un’altra procedura illegittima di subappalto, anch’essa inficiata dalle interferenze, dirette o indirette, della criminalita’ organizzata, che rivela un contesto nel quale emergono e predominano, anche nella fase di esecuzione di opere affidate, le imprese controindicate facilitate da condotte illecite o omissive da parte degli organi tecnici del Comune di Calvi Risorta. Altra procedura di pubblico appalto segnalata dall’organo ispettivo e’ quella relativa all’affidamento di lavori di manutenzione straordinaria e di messa in sicurezza di un impianto sportivo comunale, commessa per la quale l’ente ha indetto una procedura negoziata ex art. 36, comma 2, del decreto legislativo n. 50/2016, restringendo arbitrariamente la competizione a sole tre imprese tutte aventi legami con un noto clan camorristico casertano. Anche in questo caso la gestione di fatto della gara e’ stata diretta e controllata dall’ex responsabile dell’area tecnica nonche’ assegnatario di numerosi altri incarichi tecnici comunali, nonostante nel caso specifico il dirigente responsabile ad interim dell’ufficio fosse altro dipendente che, in sede di audizione alla commissione di indagine, ha riconosciuto che gli atti di gara relativi a tale procedura e sottoscritti dal medesimo sono stati tutti predisposti dal piu’ volte citato tecnico comunale operante in questo specifico caso come supporto al Responsabile unico del procedimento (RUP). Cosi’ anche nell’affidamento del servizio di trattamento e depurazione delle acque reflue comunali affidato piu’ volte, sin dal2012, a una ditta rivelatasi infiltrata dalla criminalita’ organizzata, ditta che dal luglio 2017 al marzo 2018 ha continuato a gestire il servizio nonostante fosse stata raggiunta da interdittiva prefettizia emessa il 22 maggio 2017 dalla prefettura di Napoli.
Peraltro, tale servizio risulta affidato alla predetta ditta controindicata tramite l’emanazione di tre ordinanze contingibili e urgenti emesse dal sindaco di Calvi Risorta sulla base di asserite emergenze (il 6 luglio, il `2 ottobre e il 28 dicembre 2017) per, un importo complessivo dei lavori pari a 49.500 euro. A tal riguardo, la relazione prefettizia, nel precisare che comunque la predetta impresa ha dato comunicazione dell’intervenuta interdittiva solo nel febbraio 2018, sottolinea come «lo stato di disfunzione amministrativa e di mala gestio abbia di fatto favorito un’impresa colpita da interdittiva antimafia». Vengono rilevate criticita’ anche nelle procedure di assegnazione della gestione del campo sportivo comunale nel periodo 2018/2020, atto effettuato «in assenza di qualsivoglia avviso pubblico» a una associazione il cui presidente pro-tempore e’ stretto parente di un noto esponente di una locale cosca camorristica; cosi’ anche per l’affidamento di un bene confiscato alla criminalita’ organizzata dato in gestione a un operatore commerciale sulla base di un regolamento comunale palesemente in contrasto con la previsione dell’art. 48 del decreto legislativo n. 159/2011. A tal riguardo, il prefetto di Caserta ha rilevato che «Cio’ si traduce in una evidente elusione della finalita’ tipica che connota i beni confiscati alla criminalita’ organizzata, la quale, come e’ noto, e’ quella di garantirne la destinazione sociale». Dall’esame della relazione della commissione di indagine e di quella prefettizia emerge un quadro dell’ente locale nel quale viene rappresentata la totale assenza di legalita’ dell’azione amministrativa posta in essere e uno e stato di precarieta’ degli uffici comunali, da cui conseguono le irregolarita’ gestionali sopra menzionate e un preoccupante livello di compromissione dell’amministrazione comunale nel suo complesso che si sostanzia in una grave mala gestio della cosa pubblica. In particolare, i contenuti delle menzionate relazioni hanno evidenziato la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti tra componenti dell’amministrazione locale ed esponenti della criminalità organizzata di tipo mafioso. Tali elementi, come gia’ evidenziato, sono stati oggetto di esame e valutazione nel corso del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. In tale sede il procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e il procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Napoli, nel concordare sulla proposta di scioglimento del consiglio comunale, hanno sottolineato come, dall’analisi della relazione della commissione d’accesso, emerga un quadro di diffusa illegalita’ evidenziando altresi’ che numerosi elementi emersi in sede penale denotano la forte permeabilita’ mafiosa dell’ente dovuta al contesto criminale del territorio in cui insistono diverse fazioni del clan dei casalesi.
Le circostanze, analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nelle predette relazioni, hanno evidenziato una serie di condizionamenti dell’amministrazione comunale di Calvi Risorta volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale, nonche’ il pregiudizio degli interessi della collettivita’, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalita’. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Calvi Risorta (Caserta), ai sensi dell’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.