PAURA IN CARCERE. Detenuto tenta di strangolare agente della Penitenziaria: il poliziotto è di CELLOLE
CELLOLE - Detenuto afferra alle spalle ed al collo un poliziotto e tenta di strangolarlo: l'agente della Penitenziaria è originario di Cellole. Insomma, sono stati momenti e attimi di paura quelli vissuti nella giornata di venerdì nel carcere di Velletri provincia di Roma. Non era la prima volta che il detenuto si rendeva protagonista di gesti simili. Intanto, l'agente della Penitenziaria, originario di Cellole è finito in ospedale.
A darne notizia è stato il segretario regionale USPP del Lazio Daniele Nicastrini. Il fatto è accaduto nel pomeriggio di ieri, venerdì 2 febbraio 2024, ed è soltanto l’ennesimo fatto di violenza che colpisce la polizia Penitenziaria, chiamata a svolgere servizio con soggetti psichiatrici ristretti presso la casa circondariale di Velletri in un reparto specifico.
Ecco la dichiarazione ed il commento ad una notizia ed episodio così grave avvenuto in carcere, di Donato Capese, segretario del Sappe, che solidarizza con i colleghi feriti e con il Reparto di Polizia in servizio a Velletri.
"Siamo alla follia: adesso siamo arrivati al punto che i detenuti sfasciano letteralmente le carceri e aggrediscono Agenti come se fosse un passatempo!", commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe, che solidarizza con i colleghi feriti e con il Reparto di Polizia in servizio a Velletri, mettendo sotto accusa "tutti coloro che tendono sempre a sminuire i gravi fatti che accadono nelle carceri.
Per loro, nelle carceri italiane non succede mai nulla, sarebbero tutte 'ragazzate'. Non vedono le risse, i ferimenti e le colluttazioni in cui spessissimo a subire è il personale di Polizia Penitenziaria. Difendono Caino a scapito di Abele".
"Ignorano o fingono di ignorare - conclude - il duro e difficile lavoro del poliziotto penitenziario, svolto da donne e uomini che pressoché quotidianamente hanno a che fare con detenuti che mettono a repentaglio l'ordine e la sicurezza della sezione detentiva, che si confrontano a detenuti con in mano una o più lamette intrise di sangue, o con una padella piena di olio bollente tra le mani pronta per essere buttata in faccia all'operatore, o con un piede di tavolino in mano pronto ad essere scagliato contro un poliziotto".