Nuovo colpo ai casalesi, la riorganizzazione del clan nelle mani del ras scarcerato
Il 62enne Antonio Mezzero stava ricostruendo la fazione Schiavone dopo 23 anni di carcere
CASAL DI PRINCIPE - Antonio Mezzero, 62 anni, ras della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, dal 2022 in liberta' vigilata dopo essere stato per 23 anni recluso nel carcere di Sulmona per diverse condanne tra cui due per omicidio, aveva deciso che i Casalesi dovevano tornare un gruppo forte sul suo territorio e si e' dato da fare.
L'intervento dei carabinieri
Ma una indagine dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, ha portato a 14 arresti, tra cui il suo (9 indagati sono in carcere e 5 ai domiciliari. L'inchiesta, nata a settembre 2022 (due mesi dunque dopo la scarcerazione del boss che aveva goduto di uno 'sconto' della meta' della pena cumulativa di 55 anni per via del 'criterio moderatore' per cui secondo legge non si possono scontare piu' di 30 anni) e conclusa alla fine di giugno 2023, ha permesso con intercettazioni telefoniche e ambientali, supportata da servizi di osservazione e pedinamento, di documentare come Mezzero avesse riorganizzato affiliati di diverso spessore della fazione Schiavone e di quella Zagaria dei Casalesi nei territori di Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Vitulazio, Capua, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Casal di Principe e comuni limitrofi. Mezzero dunque, prima in liberta' vigilata e poi sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, attraverso persone di fiducia, tra cui anche dei parenti, ha dato nuovo impulso alle estorsioni ai danni di imprenditori, ed e' il mandante di una tentata estorsione a una giovane coppia per risolvere una controversia abitativa connessa con la resistenza opposta dai due nel liberare l'appartamento in cui erano in affitto; per 'convincerli, il clan arrivo' a dare fuoco alla loro vettura.
Le mani del clan nelle attività commerciali
Il suo gruppo criminale ha tentato anche di accaparrarsi la gestione di attivita' commerciali attraverso le quali reimpiegare proventi illeciti, e di ottenere una tangente sulla compravendita di un capannone commerciale, del valore di oltre 1 milione di euro. Accertata anche la ricettazione di mezzi d'opera e materiali da cantiere. Nel corso dell'inchiesta sono stati restituiti ai legittimi proprietari diversi autocarri e mezzi agricoli trovati dai militari dell'Arma subito dopo i furti per un valore stimato complessivamente in circa 40 mila euro. Il gruppo di Mezzero aveva anche disponibilita' di armi.